Il Conte di Montecristo Recensione (2024)

Torna il Dumas Cinematic Universe, questa volta alle prese con uno dei romanzi più avvincenti della storia della letteratura. Qualche problema di ritmo e di casting, ma comunque un buon esempio di onesto cinema popolare. La recensione di Il Conte di Montecristo di Federico Gironi.

Ecco tornare sullo schermo (quello grande, in attesa di vedere cosa combineranno sul piccolo) il Dumas Cinematic Universe, l’intelligente operazione produttiva francese che ha deciso di sfruttare un patrimonio della letteratura di casa propria e mondiale per cercare di contrapporsi ai cinecomic d’oltreoceano. Si era iniziato con i due Tre Moschettieri firmati da Martin Bourboulon, e ora tocca a questo Il Conte di Montecristo, diretto invece dalla coppia Matthieu Delaporte e Alexandre de la Patellière, che di quel dittico fu sceneggiatrice. Che il cambio dietro la macchina da presa sia stato indolore, non è però così sicuro.
Certo: “I tre moschettieri” è un romanzo d’avventura e d’azione favorisce una certa spettacolarità, mentre quello che racconta la storia di Edmond Dantès e della sua vendetta, che pure è uno dei romanzi più avvincenti di tutta la storia della letteratura, è meno immediato, e decisamente più disteso. Ma non è per questo che il film di Delaporte e de la Patellière pare un po' meno riuscito di quelli di Bourboulon.

Come noto, il romanzo di Dumas si può dividere in alcune parti principali: la prima, che racconta dell’arrivo di Edmond e della sua ingiusta incarcerazione per via di un complotto ai suoi danni ordito da nemici invidiosi del suo matrimonio con la bella Mercédès; la parte della prigionia al Castello d’If, nel corso della quale Edmond incontra l’abate Faria, divenendone allievo, amico e depositario del segreto di un immenso tesoro; e la parte successiva alla fuga, nel quale Edmond mette in atto la sua vendetta pianificata per lunghi anni: con una fare prima ambientata a Roma, e una seconda, la decisiva, a Parigi.
Delaporte e de la Patellière, che pure giustamente si concedono tre ore per raccontare questa storia piena di intrecci, intrighi, personaggi e avvenimenti, hanno dovuto per forza di cose semplificare, omettendo per esempio tutta la parte romana, riducendo il numero dei personaggi coinvolti, modificando le intenzioni e le sorti di altri: ma questo non giustifica il fatto per cui, fino a quando non si arriva a Parigi - e con buona pace del Favino che interpreta Faria, con un buon francese - il film sembra stentare a decollare, a essere incisivo, a avere la capacità di costruire l’attesa e la psicologia necessarie per quanto verrà dopo.

Con l’arrivo di Edmond a Parigi nei panni del Conte di Montecristo, a confronto diretto con i tre responsabili della sua prigionia (il procuratore de Villefort; il barone Danglars e, soprattutto, quel Fernand Mondego de Morcerf che gli ha portato via Mercédès), il film prende un altro ritmo, assecondando in questo modo anche il romanzo, e riesce a farsi più avvincente. Mai, però, del tutto.
Uno dei problemi, temo, è legato al casting: Pierre Niney, che è stato scelto come protagonista, ha forse il volto giusto per essere l’Edmond Dantès che doveva sposare la sua bella e viene ingiustamente incarcerato, ma non ha invece le fattezze oscure, tormentate e vissute del Conte di Montecristo. Non è questione di abilità recitativa, ma proprio del riflesso fisico sul personaggio: e la scelta - pur limitata - del trucco (dell’attori) e delle maschere (del personaggio) non aiutano a sostenere l’intensità di un Montecristo che sembra a tratti ibridato col Fantasma dell'Opera.

Il Conte di Montecristo Recensione (1)

D’altra parte, il resto dei volti sono più o meno bene assortiti, con Anaïs Demoustier più efficace sullo schermo che non sulla carta nei panni di Mercédès, e tutti gli altri interpreti piuttosto azzeccati. Ottima davvero, invece, la scelta di affidare il personaggio di Haydée a Anamaria Vartolomei. Proprio Haydée, e il suo destino, sono però la spia di alcuni piccoli problemi. Problemi nati laddove Delaporte e de la Patellière si sono trovati obbligati a deviare dalla trama di Dumas e hanno cercato soluzioni che, con tutta evidenza, cercano di rendere più potabile per il gusto e l’ideologia correnti molti dei risvolti del romanzo, e delle modalità della vendetta pensata e dispiegata da Montecristo.
Senza entrare nel dettaglio, per ovvi motivi, mi pare siano tutte o quasi tutte scelte che, nel chiaro intento di edulcorare, hanno anche depotenziato la forza della storia, e delle psicologie dei personaggi.
A questo Il conte di Montecristo, nonostante tutte queste obiezioni magari un po’ capziose, figlie anche - ma non solo - di un grande amore per il materiale di partenza, si deve comunque riconoscere che, discontinuità di ritmo a parte, nel suo complesso è un film che non annoia mai, e nel quale è evidente, e apprezzabile, lo sforzo di farsi grande narrazione popolare.
Un po’ appiattita, forse, un po’ poco dinamica per troppo tempo, ma comunque utile e funzionale al suo scopo. Perché diciamolo, è meglio un Conte di Montecristo imperfetto, che l'ennesimo capitolo di universi e personaggi declinate sempre nello stesso modo, e senza una reale storia da raccontare.

Il Conte di Montecristo Recensione (2024)

FAQs

Qual è la morale del Conte di Montecristo? ›

La morale di questa storia è che il Conte ha avuto 20 anni di tempo per imparare, apprendere, formare dentro il suo pensiero quella strategia, quel percorso, che lo ha portato dove voleva.

Perché leggere il Conte di Montecristo? ›

Invece, Il Conte di Montecristo ci insegna proprio l'importanza di sperare nei momenti oscuri, a confidare nell'arrivo di un cambiamento positivo. È per questo che vi consiglio vivamente questa lettura, perché ci dice che anche se ci sentissimo col cuore a pezzi, la speranza continuerebbe a farlo battere.

Qual è la migliore edizione del Conte di Montecristo? ›

Per i classici, a me piacciono le edizioni Einaudi, Bur o anche Mondadori. C'è anche l'edizione Feltrinelli che sicuramente come prezzo credo sia più invitante e soprattutto al momento con quel libro ti danno anche la coperta de Il conte di Montecristo.

Cosa parla il Conte di Montecristo? ›

Quattordici anni di prigionia per immaginare la propria vendetta, dieci anni per metterla in pratica: Edmond Dantès è disposto a tutto per vendicarsi di chi l'ha ingiustamente accusato, condannandolo alla galera e facendogli perdere reputazioni, famiglia e successo.

Quanti anni è stato in prigione Il conte di Montecristo? ›

Edmond, sostituendosi al cadavere dell'amico, riesce ad evadere. Sono passati 14 anni dal giorno in cui è stato incarcerato. Si ritrova in mare aperto durante una tempesta, ma viene salvato da una nave di contrabbandieri italiani che fanno rotta proprio verso l'isola di Montecristo.

Come va a finire la storia del Conte di Montecristo? ›

Alla fine del romanzo Edmond lascia Mercédès e la casa di suo padre a Marsiglia. A Maximilien Morrel lascia tutti i suoi averi in Francia che si sposa con Valentine, l'unica sopravvissuta della famiglia Villefort. Edmond decide di costruirsi una nuova vita accanto a Haydee.

Quanto è ricco Il conte di Montecristo? ›

Gli incontri con Danglars e Villefort

Il conte riesce ad estendere il suo credito fino a 6 milioni di franchi.

Perché si chiama Montecristo? ›

Secondo una leggenda, l'origine del nome Montecristo sarebbe riconducibile a San Mamiliano, che dopo essere stato fatto prigioniero e schiavo riuscì a fuggire e a rifugiarsi sull'isola dove visse in solitudine e meditazione in una grotta, chiamata infatti Grotta del Santo o Grotta di San Mamiliano e ribattezzando l' ...

In quale epoca è ambientato Il conte di Montecristo? ›

Il conte di Montecristo
Lingua originalefrancese
AmbientazioneFrancia, Italia e isole del Mar Mediterraneo (1815-1838)
ProtagonistiEdmond Dantès
AntagonistiFernand Mondego, Gérard de Villefort, Danglars
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Perché Il conte di Montecristo è in prigione? ›

Denunciato come bonapartista al sostituto procuratore del re, Dantès viene ingiustamente accusato di tramare contro la monarchia, e rinchiuso in gran segreto, e senza alcun processo, nel castello-fortezza dell'isola d'If, dove è condannato a marcire a vita.

Quanto è lungo Il conte di Montecristo? ›

Dettagli prodotto
Editore‎Einaudi (24 marzo 2015)
Lingua‎Italiano
Copertina flessibile1246 pagine
ISBN-10‎8806225189
ISBN-13‎978-8806225186
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Chi tradisce Edmond Dantès? ›

Dunque Dantès riesce a far incriminare Fernand Mondego per un odioso tradimento perpetrato durante gli anni di servizio come ufficiale in Grecia.

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